Quando scrivere diventa un atto di ispirazione, non un obbligo
Bentornato sul mio blog!
Se mi segui da un po’, avrai notato una cosa: scrivo articoli tecnici con costanza, sì, ma quelli di questa sezione… arrivano solo quando sento davvero di voler dire qualcosa.
Non so se è la scelta più “furba” in ottica di visibilità, ma so che è l’unico modo che ho per essere autentico. Per essere io che scrivo. Non una versione filtrata, o peggio, una sequenza di parole generate solo per “esserci”.
Uso anche l’intelligenza artificiale (e ne parlerò in un altro articolo), ma c’è un confine chiaro tra ispirarsi e delegare. E quando tocco argomenti come quello di oggi, voglio che ci siano solo le mie parole.
Quello che sto per raccontarti non è una rivelazione, non è l’ultima scoperta del secolo. Ma è qualcosa che, a un certo punto, ho riscoperto. Qualcosa che avevo sotto gli occhi, ma che avevo smesso di usare con consapevolezza.
Non si tratta di un attrezzo fisico, né di un tool digitale. Ma di qualcosa che ci accompagna da sempre: il potere del confronto e della condivisione.
Sì, esatto. Hai letto bene. Ti potrà sembrare banale, ma... è davvero così banale?
Io non credo.
In questo articolo voglio spiegarti perché. E se alla fine vorrai scrivermi per raccontarmi la tua esperienza, sappi che mi farà davvero piacere. Anche questo fa parte del confronto.
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Il potere dimenticato della condivisione
È curioso come a volte siano proprio le cose più semplici a finire nel dimenticatoio.
Il confronto, ad esempio. La condivisione.
Oggi diamo per scontato che tutto sia condivisibile, che abbiamo social, cloud, messaggi vocali, chat, forum, video… Ma proprio perché abbiamo tutto, finiamo per non usare niente con profondità.
Condividere non è solo “buttare fuori” qualcosa. È farlo con l’intento di creare un legame, uno scambio, una riflessione. E il confronto non è semplicemente “parlare con qualcuno”, ma esporsi davvero, lasciare spazio per una risposta, mettersi anche un po’ a nudo se serve.
Ne ho avuto la conferma qualche giorno fa, ascoltando la replica di un breve podcast. Nulla di impegnativo, niente guru, niente frasi motivazionali finte. Solo pensieri concreti, semplici, onesti.
Lo ammetto: non sono un ascoltatore seriale di podcast. Ma ogni tanto capita quell’episodio che ti prende. Che ti lascia qualcosa.
Parlava proprio di questo: del valore di condividere esperienze, conoscenze, progetti, soprattutto nel nostro mondo, quello dello sviluppo software.
E usava come esempio un portale che ogni Dev conosce: GitHub.
Un luogo dove si può scegliere se restare dietro le quinte o fare un passo avanti, condividere, costruire qualcosa di visibile. Esporsi, in poche parole. Che oggi si chiama “personal branding”, ma che nella sostanza significa: “mostrare ciò che sai fare, prima ancora che qualcuno te lo chieda”.
GitHub e personal branding: perché condividere ti rende credibile
Per chi lavora nel mondo dello sviluppo, è abbastanza immediato capire di cosa si parlasse in quel podcast: GitHub.
Una piattaforma che è diventata lo standard per chiunque scriva codice, al punto che oggi ci trovi sopra persino il codice sorgente di C# stesso. Letteralmente.
Pensaci un attimo: non solo puoi consultarlo, studiarlo, comprenderlo... ma puoi persino contribuire a migliorarlo.
Solo questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia potente il gesto di condividere — e, subito dopo, il confronto che ne nasce.
Nel podcast che ho ascoltato con attenzione, c’era un relatore molto preparato in ambito tech, e attorno a lui sviluppatori e ascoltatori che intervenivano, commentavano, dicevano la loro sul tema: condividere per costruire credibilità.
Non tanto per “venderti meglio”, ma perché quello che metti fuori nel mondo parla per te, prima ancora che tu arrivi nella stanza.
Certo, non tutti erano d’accordo.
Alcuni dicevano che non serve pubblicare progetti personali, che “quello che conta davvero è l’esperienza lavorativa pregressa”, i progetti svolti in team reali, dentro aziende vere.
Ora: è vero che l’esperienza sul campo ha un peso enorme. Ma non credo che debba essere l’unica cosa a parlare per te.
Perché il mondo del lavoro, troppo spesso, si limita a guardare il passato: “Che ruolo hai avuto? Per quanto tempo? Dove hai lavorato prima?” E se va bene, ti chiedono anche il motivo dei cambiamenti.
Ma quello che fai oggi, quello che stai imparando, quello che stai costruendo anche da solo... non dovrebbe valere almeno quanto quello che hai fatto anni fa?
Esperienza sul campo: sì, ma non basta
Sì, lo so. L’esperienza sul campo è fondamentale. Nessuna certificazione, nessun corso, nessun pezzo di carta potrà mai sostituirla davvero.
Ed è un concetto che ho sempre sentito mio. “Imparare facendo” è stata la mia scuola. E mi ha portato fin dove sono ora.
Ma — e qui arriva la riflessione — ti sei mai chiesto se stai davvero crescendo?
Oppure stai solo ripetendo, ogni giorno, le stesse cose con più sicurezza, ma con lo stesso livello di profondità?
Perché fare bene il proprio lavoro è una qualità. Ma limitarsi a quello, nel mondo della tecnologia, non basta più.
Il nostro settore evolve alla velocità della luce. E chi si ferma, anche solo per un po’, rischia di ritrovarsi indietro. Non solo dal punto di vista tecnico, ma anche mentale.
Io per primo ho fatto una scelta chiara: studiare, creare, costruire, anche fuori dall’orario di lavoro. Non perché me lo imponga qualcuno. Ma perché voglio crescere. Voglio contribuire, capire, restare lucido in mezzo al cambiamento.
Essere appagato di ciò che sono, ma affamato di ciò che posso ancora diventare.
Studiare fuori dall’orario: una scelta da chi vuole fare la differenza
Non fraintendermi: sono il primo a credere nell’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Staccare, dedicare tempo a ciò (e a chi) ci fa stare bene, è un atto di lucidità e di rispetto verso sé stessi. E su questo non transigo.
Ma dentro questo equilibrio, credo ci sia spazio anche per qualcosa che va oltre: la formazione personale.
Studiare, approfondire, crescere. Non perché lo impone il tuo contratto. Ma perché vuoi farlo tu.
È un gesto che sta a metà tra la curiosità e la disciplina. Tra il rispetto per il proprio futuro e la voglia di capire meglio il presente.
Non dico che sia l’unico modo giusto. Ognuno ha i suoi obiettivi, il suo percorso, il suo ritmo.
Ma per me, questo spazio in più… fa tutta la differenza.
Condividere per scoprire connessioni reali
Quello che succede quando inizi davvero a condividere, spesso, non è quello che ti aspetti.
Ti aspetti forse di ottenere visibilità, di ricevere commenti o like. Ma la vera sorpresa arriva altrove: nelle connessioni che si creano.
Ti racconto un esempio concreto.
Proprio di recente ho iniziato a sistemare il mio profilo GitHub (che puoi curiosare cliccando qui)
e a cercare di fare un po’ di network su LinkedIn (qui trovi il mio profilo se ti va di dare un’occhiata).
Nulla di strategico, solo il desiderio di aprirmi un po’ di più, di vedere chi c’è là fuori, chi condivide le stesse passioni, chi ha già fatto passi che io sto iniziando a fare.
Risultato? In pochissimi giorni ho scoperto realtà che non conoscevo. Ho scambiato opinioni con persone interessanti. Ho ricevuto risposte che da solo, davanti allo schermo, non mi sarei mai potuto dare.
E tutto questo è successo semplicemente perché… ho iniziato a condividere qualcosa di mio.
Oggi abbiamo strumenti straordinari a disposizione. GitHub, LinkedIn, anche i social — se usati bene — possono essere canali di valore.
Condividere, confrontarsi, scambiarsi idee non è solo “esporre” ciò che fai. È anche il modo migliore per trovare chi ci somiglia… o chi può farci crescere.
Il confronto che accelera la crescita
Come ti dicevo all’inizio, ho riscoperto il valore del confronto. Ma non in modo teorico. L’ho riscoperto sulla pelle, nel percorso, nei blocchi, nei piccoli momenti di frustrazione quotidiana.
Quando studi, provi, sbagli, riparti… ci sono momenti in cui ti fermi e pensi: “Perché questa cosa non funziona?”
A volte basta parlarne con la persona giusta per sbloccare una situazione che sembrava un vicolo cieco.
Condividere quello che stai facendo, esporre anche i tuoi dubbi o le tue incertezze, è il modo migliore per ricevere in cambio qualcosa che spesso da soli non vediamo:
🎯 Un feedback
🔍 Una prospettiva nuova
🧠 Un’interpretazione più chiara
💬 O semplicemente un incoraggiamento
Io parlo spesso di codice, di progettazione, di mindset. Ma questo meccanismo vale in tutto: qualsiasi percorso diventa più solido quando non sei chiuso nella tua testa.
Il confronto, se è con le persone giuste, accelera davvero la tua crescita.
Io spesso mi confronto con la mia compagna su questioni di tutti i giorni perchè lei ha un punto di vista diverso dal mio su molte cose e mi permette di vedere alcuni aspetti che alle volte non noto.
Sul codice ho avuto dei punti di riferimento, ma ne sto cercando e scoprendo di nuovi, con opinioni e visioni diverse che mi permettono di scoprire altre sfaccettature di questo mondo ed è meraviglioso!
Tu con chi ti confronti, quando ti blocchi?
Come riconoscere le persone giuste
Magari ora ti stai chiedendo:
“Sì ok… ma quali sarebbero, di preciso, le persone giuste?”
Domanda legittima. E la verità è che non c’è una risposta semplice.
Me lo sono chiesto tante volte anche io. E ancora oggi, quando incontro qualcuno, ci vado cauto.
Col tempo, però, ho imparato a notare dei segnali. E il primo è questo:
le persone giuste ti ascoltano prima di giudicare.
Non cercano subito di dirti “cosa devi fare”, ma prima provano a capire davvero dove sei, cosa stai vivendo, e perché ti sei posto certe domande.
Personalmente, non ho mai avuto simpatia per chi ostenta verità assolute. Per quanto uno possa essere esperto, ci sarà sempre una virgola, un contesto, un’eccezione che lo smentisce.
Nessuno sa tutto. Nessuno è sopra ogni dubbio. Nemmeno le macchine, che processano miliardi di dati. Figuriamoci noi, esseri umani.
Un’altra cosa che ho imparato a riconoscere è questa: le persone giuste accettano anche loro il confronto.
Non hanno paura di dire “non lo so”, o di cambiare idea se trovano un punto di vista migliore.
Perché chiunque, anche senza volerlo, può insegnarti qualcosa. Un bambino con la sua spontaneità. Un anziano con la sua esperienza di vita. Un collega con un approccio diverso dal tuo.
Quando trovo persone così, cerco di costruire uno scambio sincero. Di ascoltare, osservare, fare domande. Perché ogni dialogo profondo è un’occasione per vedere il mondo con occhi nuovi.
Ispirarsi alle grandi menti: libri, persone, idee
Ci sono momenti in cui mi capita di leggere libri scritti da menti davvero brillanti, e mentre leggo, mi perdo nei ragionamenti.
Non solo perché sono scritti bene, o pieni di concetti interessanti. Ma perché si sente che dietro quelle parole c’è esperienza, visione, desiderio di lasciare qualcosa.
A volte ho la stessa sensazione anche quando ascolto certe persone, o quando incrocio online qualcuno che — con semplicità — riesce a trasmettere passione e intelligenza, senza spingere, senza mostrarsi superiore.
Questi incontri, cartacei o reali, sono per me momenti di ispirazione.
E quando capita, cerco sempre — nel mio piccolo — di trovare un modo per entrare in contatto, anche solo per dire: "Quello che hai detto mi ha fatto pensare".
Non è idolatria. È sete di imparare. È voglia di migliorarsi stando vicino a chi, con i suoi pensieri o azioni, dimostra che si può pensare in grande, restando umani.
Del resto, le grandi scoperte non sono mai avvenute da sole. Anche chi ha dedicato anni e anni a un progetto, alla fine, ha condiviso il risultato. E spesso, dietro quel risultato, c’erano dialoghi, confronti, scambi durati anni.
Quindi mi chiedo:
Perché aspettare il risultato?
Perché non iniziare a condividere anche durante il cammino?
Perché aspettare il risultato? Condividi anche i tentativi
Perché aspettare il risultato?
Perché non iniziare a condividere anche mentre si prova, si sbaglia, si costruisce?
Non serve aspettare di essere “arrivati” per raccontare qualcosa. A volte è proprio nel mezzo del percorso che accadono le cose più interessanti. Quelle che poi, col tempo, diventano gli insegnamenti veri.
Io ho deciso di farlo a modo mio. Con i miei tempi. Con la mia voce.
Condivido ciò che vivo, ciò che imparo, con chiunque abbia voglia di ascoltare o condividere a sua volta.
Nel lavoro. Ma ancora di più, nella vita privata.
Perché crescere è un processo continuo, e ogni scambio autentico può lasciarti qualcosa.
Grazie davvero per essere arrivato fin qui. Questa sezione del blog è per me molto speciale: nasce da dentro, e forse proprio per questo… la sento ancora più mia di quella tecnica (ma non dirlo troppo in giro 😄).
A presto!
Se ti va, raccontami la tua esperienza. O anche solo il tuo punto di vista. Scrivimi qui, mi farà piacere leggerti.